AI ACT, Cosa SUCCEDERÀ?
Una rivoluzione tecnologia e culturale
Ormai è chiaro per tutti, l’intelligenza artificiale (IA) o, in inglese, Artificial Intelligence (AI) è l’argomento più caldo di questa estate, e chissà per quanto ancora lo sarà.
Quella della AI è una rivoluzione tecnologica e culturale di portata enorme e a tutti i livelli, dal dibattito giornalistico a quello scientifico, ha investito la vita quotidiana di ognuno di noi non solo in termini tecnologici ma anche in ambiti giuridici, economici e sociali. È molto difficile darne una definizione univoca di cosa sia, secondo quella data della Commissione europea nel 2018 il termine indica «sistemi che mostrano un comportamento intelligente analizzando il proprio ambiente e compiendo azioni, con un certo grado di autonomia, per raggiungere specifici obiettivi».
È di qualche settimana fa l’attesissima pubblicazione in Gazzetta ufficiale dell’AI ACT, il regolamento europeo sull’intelligenza artificiale. Come è ormai noto l’AI, almeno per ora, usa moltissimi dati personali e il GDPR sancisce che, nel dubbio se considerare un dato personale o meno, questo vada trattato come personale. Motivo per cui, forti nella loro esperienza nella gestione dei dati e nell’analisi di sistemi informatici e nuove tecnologie, i Garanti europei dei dati saranno, probabilmente, le più ovvie Autorità di vigilanza che gli Stati membri dovranno, quanto prima, designare in vista dell’applicazione del regolamento.
La loro autorevolezza potrebbe inoltre aiutare le aziende, grazie alla loro solerzia nel fornire linee guida ed indicazioni su temi complessi, a prendere decisioni sull’adozione o meno di determinate tecnologie. Inoltre, vantaggio da non sottovalutare, in questo modo le aziende avrebbero un unico interlocutore. I Garanti sono già le autorità designate per l’uso dell’AI ad alto rischio da parte delle forze dell’ordine, delle forze addette al controllo delle frontiere e per l’amministrazione della giustizia.
Su chiunque cadrà la scelta sarà importante che le varie strutture preposte al controllo e alla vigilanza si coordinino e lavorino insieme al fine di alleggerire il peso della consueta bulimia, tutta europea, di regolamentazione, per garantire alle aziende e ai cittadini certezza di competenza e risposte chiare e immediate alle questioni che l’avanzamento di questa tecnologia porrà sempre più di frequente.
Qui si apre poi un’altra questione essenziale della regolamentazione di queste tematiche, i mercati non aspettano il diritto e il rischio che corriamo è quello che queste leggi viaggino ad una velocità esponenzialmente minore rispetto all’avanzamento tecnologico e risultino eternamente inattuali. Per questa ragione sono essenziali non solo investimenti nel settore ma anche lo snellimento delle procedure rendendole più chiare possibili in modo che le aziende possano sviluppare con sicurezza le proprie soluzioni ed essere in questo modo competitive sul mercato.
Tra i principi fondamentali esposti nell’AI ACT, certamente, quelli guida sono l’etica e la trasparenza, che governeranno lo sviluppo e l’implementazione dell’intelligenza artificiale. Il regolamento europeo pone grande enfasi sulla necessità di garantire che i sistemi di AI siano sviluppati e utilizzati in modo etico, rispettando i diritti umani e promuovendo la trasparenza nelle decisioni automatizzate.
Questo implica che le aziende debbano essere in grado di spiegare come funzionano i loro algoritmi e quali dati vengono utilizzati, evitando così il rischio di “scatole nere” in cui le decisioni prese dall’AI risultino incomprensibili agli utenti. La trasparenza è fondamentale per costruire la fiducia del pubblico nei confronti della tecnologia e per garantire che l’AI venga percepita come uno strumento utile e affidabile.
L’AI ACT rappresenta una svolta epocale nella regolamentazione dell’intelligenza artificiale in Europa. La sua implementazione richiederà sforzi concertati da parte di autorità, imprese e società civile, ma offre anche un’opportunità unica per plasmare il futuro della tecnologia in modo etico e sostenibile. Solo attraverso un approccio equilibrato e inclusivo, l’Europa potrà trarre pieno vantaggio dalle potenzialità dell’intelligenza artificiale, garantendo al contempo la protezione dei diritti e delle libertà dei suoi cittadini.